Il petrolio svolge un ruolo fondamentale nel mercato energetico mondiale. Basti pensare che nel 2019 ha rappresentato il 33,1 per cento dell’offerta totale di energia primaria, una quota superiore a quella di qualsiasi altra fonte energetica. La rete internazionale connessa al suo commercio è particolarmente disomogenea: le riserve globali di petrolio, la sua produzione e il relativo consumo sono dislocati in proporzioni diverse tra le diverse aree del pianeta, determinando un rilevante disallineamento tra domanda e offerta.
Per quanto riguarda i paesi esportatori, i risultati di un’analisi condotta da Federica Cappelli, Giovanni Carnazza e Pierluigi Vellucci corroborano l’ipotesi dell’esistenza della cosiddetta maledizione delle risorse, sottolineando l’importanza delle rendite petrolifere e della maggiore intensità e centralità di export nella riduzione della stabilità politica. L’impatto risulta particolarmente forte nei paesi già strutturalmente instabili, in linea con l’abbondante letteratura che vede nella qualità delle istituzioni un freno all’idea che il petrolio rappresenti una condanna piuttosto che una benedizione.
Un secondo tipo di maledizione delle risorse – legato, stavolta, alla dotazione indiretta di petrolio – emerge in relazione ai paesi intermediari, che sono in media moderatamente o molto stabili (come Regno Unito e Stati Uniti) e sufficientemente affidabili da avere solide relazioni commerciali con un gran numero di paesi su entrambi i lati della rete commerciale petrolifera. In tal caso, uno shock dell’offerta di petrolio da parte di questi paesi può avere effetti a cascata sull’economia globale.
Per quanto riguarda invece i paesi importatori, una forte dipendenza dal petrolio come principale fonte energetica può compromettere la stabilità politica anche negli stati strutturalmente stabili, attraverso l’importazione, assieme al petrolio, di instabilità politica: mentre una maggiore intensità delle importazioni di petrolio come principale fonte energetica influisce negativamente sulla stabilità dei paesi molto e moderatamente stabili, una maggiore concentrazione delle importazioni risulta dannosa soltanto ai paesi molto stabili politicamente. In altre parole, importare la gran parte del petrolio da un numero limitato di partner commerciali costituisce un grave rischio per la stabilità interna al crescere dell’instabilità politica dei paesi da cui si importa.