Il mondo della carne è in fermento. Quella suina in particolare e in Cina soprattutto. Pechino ha chiesto aiuto all’ingegneria genetica per creare “super maiali”.
Mediante esperimenti, i ricercatori allevano maiali che hanno più massa muscolare e sono più resistenti agli inverni rigidi (il loro grasso corporeo è inferiore del 5% e il trasferimento di calore è migliore). Inoltre, cercando di dare ai maiali la capacità di resistere a virus letali, inclusa la peste suina africana.
Quest’ultima ha causato un’epidemia che ha ridotto del 50% la popolazione suina in Cina a partire dal mese di agosto 2018, uccidendo 100 milioni di maiali, facendo schizzare i prezzi (+70%) e arrivando a minacciare la crescita della seconda economia al mondo.
Un esperimento di successo è stato condotto dai ricercatori dell’European Roslin Institute: sono già riusciti a creare un maiale potenzialmente resistente alla peste suina africana. Nel 1996 proprio questo istituto riuscì a clonare un mammifero per la prima volta, la pecora Dolly.
È una sorta di corsa agli “armamenti” nel campo delle biotecnologie che si sta svolgendo sullo sfondo della guerra commerciale con gli Stati Uniti: la Cina deve gestire il rapido invecchiamento della propria popolazione e la riduzione delle risorse alimentari necessarie a “sfamare” ben 1,4 miliardi di persone. Di qui la mossa di Pechino di mobilitare la scienza e la tecnologia per aumentare la produzione della carne base del paese.
E pensare che fino a due decenni fa Pechino era molto indietro sulle biotecnologie. Ora si avvia a diventare leader globale.