Con i numeri attuali una persona dovrebbe volare tutti i giorni, per 103.239 anni, prima di perdere la vita in un incidente aereo. Tanto è diventato sicuro volare che il 2023 è stato il periodo migliore da quando esiste l’aviazione commerciale. Con un solo disastro — quello di un turboelica in Nepal (72 vittime) —, contro i cinque dell’anno prima e della media del quinquennio 2019-2023. Mentre per quanto riguarda gli aerei, più grandi, a turboventola (come gli Airbus A320 e A350 o i Boeing 737 e 787) non c’è stato alcun incidente mortale. A calcolarlo è la Iata, la principale associazione internazionale delle compagnie aeree.
Nel suo report l’organizzazione scrive che l’anno scorso ci sono stati 37 milioni di voli che hanno trasportato circa 4,3 miliardi di passeggeri. Gli incidenti (di ogni tipo) sono stati in tutto 30 (contro i 42 del 2022), cioè 0,8 ogni milione di decolli (1,3 l’anno precedente). Il precedente dato più basso di sempre era quello del 2017 con 1,06. Se invece si vanno a vedere i disastri aerei con vittime c’è stato solo uno, quello dell’Atr 72-500 di Yeti Airlines che il 15 gennaio 2023 si è schiantato (per un errore umano) in Nepal durante l’atterraggio: 72 persone persero la vita.
L’unico incidente mortale ha così portato il tasso di rischio da 0,11 ogni milione di voli nel 2022 a 0,03 nel 2023. Anche questo il valore più basso di sempre, battendo così il precedente record positivo di 0,08 del 2015.
Ma persiste lo scoglio delle indagini. Nel periodo 2018-2023 ci sono stati 256 incidenti, di cui 34 mortali per un totale di 1.228 vittime a bordo e altri 12 come conseguenze dell’impatto a terra. Altri 51 velivoli cargo si sono schiantati o hanno avuto problemi tecnici. Se si considerano solo gli incidenti degli aerei con passeggeri meno della metà vedono un rapporto finale d’indagine (48,4 per cento), la maggior parte aspetta ancora un documento conclusivo. Compreso quello del 2022 in Cina, con il Boeing 737-800 di China Eastern Airlines precipitato con 132 persone a bordo.
