Volano le ambizioni dei Brics (il club di Cina, Russia, Brasile, India e Sudafrica): uno dei due principali punti all’ordine del giorno del summit in programma (in questi giorni) a Johannesburg, oltre all’allargamento dell’intesa (sono ben 23 i candidati, tra cui Algeria, Argentina, Arabia Saudita, Iran ed Egitto), è una nuova moneta comune creata per opporsi allo strapotere del dollaro (e in misura minore dell’euro e allo yen) sui mercati globali. Si tratta di un’idea multilaterale (favorita tra i Paesi non allineati dalle sanzioni occidentali contro la Russia) di portata straordinaria dal punto di vista geopolitico per i Brics (acronimo coniato da Goldman Sachs nel 2001), che oggi rappresentano il 23 per cento del Pil globale, il 17 per cento degli interscambi e il 42 per cento della popolazione mondiale.
È in tale contesto che si inserisce l’idea, non nuova, della de-dollarizzazione, lo sganciamento dal biglietto verde nelle transazioni tra Paesi membri. Un proposito ambizioso ma anche difficile da raggiungere: non tutti i Paesi Brics sarebbero d’accordo nell’abbandonare la divisa statunitense anche perché non vi è omogeneità tra le aree geografiche e la convergenza di interessi economico finanziari non è certo realizzabile, neppure a medio termine. In ogni caso, la creazione di un nuova moneta unica richiederebbe tempo, forse una decina di anni. Più probabile, per ora, che si formino due aree valutarie, una che gravita attorno agli Stati Uniti, l’altra attorno alla Cina.
Ciò su cui sembrano invece più o meno tutti d’accordo è che l’aumento dei tassi d’interesse attuato dalla Fed genererà una rivalutazione del dollaro sui mercati valutari internazionale e inevitabilmente una svalutazione delle monete dei Paesi del Sud del mondo. Da qui la crescita, in termini reali, del loro debito. Ecco perché la diversificazione delle riserve monetarie è in agenda come strumento di difesa dei Brics. Già da tempo alcune banche centrali del Global South, il sud globale, sta aumentando il peso dell’oro nelle loro riserve, a scapito del dollaro.
Al di là degli aspetti economico-finanziari, tuttavia, la grande incognita appare essere la complessa integrazione culturale dei Brics, Paesi che evidenziano alcuni comuni denominatori ma anche significative differenze socio-politiche.