Se Donald Trump vincesse un secondo mandato alle elezioni di novembre, si assisterebbe probabilmente ad alcuni cambiamenti nella politica americana. Tra questi, i partner commerciali dovrebbero aspettarsi un aumento delle tariffe e delle restrizioni.
L’ex presidente ha già delineato piani di imposizione su tutte le importazioni. Gli aiuti militari diventerebbero probabilmente più condizionati e gli alleati sarebbero costretti ad aumentare le proprie spese per la difesa.
Per dare un senso alle ripercussioni globali, l’EIU dell’Economist ha stilato una classifica dei 70 maggiori partner commerciali statunitensi in base alla loro esposizione alle politiche trumpiane.
Il Messico, il più grande partner commerciale degli Usa, è in cima alla lista con un punteggio di 71 su 100. Norme più severe in materia di immigrazione potrebbero colpire milioni di messicani che entrano in America sia legalmente che illegalmente.
I dati pubblicati all’inizio di quest’anno hanno, inoltre, mostrato che il Messico supererà la Cina nel 2023 per diventare il primo esportatore in America. I deficit commerciali sono una delle principali preoccupazioni di Trump; il deficit con il Messico è salito a 152 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento del 37% rispetto al 2020. Nel 2026 Messico, Stati Uniti e Canada dovranno discutere se estendere il loro accordo di libero scambio, noto come Usmca, oltre il 2036.
Ma concentriamo ora l’attenzione su un altro paese (che si classifica al terzo posto e rappresenta la prima economia europea): nel suo primo mandato, Trump ha voluto ritirare più di 12.000 truppe americane dalla Germania e ha criticato la bassa spesa del Paese per la difesa (i membri della NATO devono spendere almeno il 2% del Pil). In un secondo mandato, Trump potrebbe tornare alla carica e minacciare di ridurre gli aiuti militari all’Ucraina per spingere gli alleati ad aumentare la propria spesa per la difesa. Uno scenario che Berlino e l’Ue in generale eviterebbe come la peste.
La Cina, contro la quale Trump ha scatenato una guerra commerciale durante il suo primo mandato, è il paese asiatico con il più alto rating ma è ‘solo’ il sesto Stato nella classifica globale (che delinea la dipendenza dei paesi esteri dagli Usa), sebbene Trump abbia già dichiarato di volere un distacco più deciso da Pechino, minacciando di imporre una tassa del 60% sulle merci cinesi.
Tra i paesi, invece, che dipendono meno da Washington emergono Arabia Saudita, Australia e Russia.