La Turchia ha annunciato il 7 dicembre l’entrata in vigore dei memorandum di intesa con il Governo libico di Accordo Nazionale, firmati ad Ankara il 27 novembre scorso, dal presidente Recep Tayyp Erdogan e il primo ministro Fayez al-Serraj.
L’accordo, che ha innescato una serie di polemiche culminate con l’espulsione dell’ambasciatore libico dal suolo ellenico, prevede l’istituzione di un’area marittima condivisa tra Libia e Turchia nel Mar Mediterraneo a scopo securitario e commerciale, compresa l’esplorazione e la gestione delle risorse.
L’articolo 4 del Memorandum prevede che “nel caso in cui vi siano fonti di ricchezza naturale nella zona economica di una delle parti che si estendono alla regione dell’altra parte, le due parti possono concludere accordi allo scopo di sfruttare congiuntamente queste risorse”.
Inoltre, “nessuna delle due parti può concludere accordi con uno stato terzo senza aver preventivamente avvertito la controparte”. In tal modo si crea in pratica un ponte sul Mediterraneo avente carattere esclusivo che non tiene conto tra l’altro della presenza delle isole greche, in particolare Cipro, che si trova proprio nel mezzo della spartizione del Mediterraneo e che potrebbe vedere danneggiati i propri interessi, nonché la sua legittimità territoriale dei confini marittimi.
Il patto, fortemente avversato anche dal sedicente Esercito nazionale libico guidato dal generale Khalifa Haftar, estende di circa 1/3 i confini della piattaforma continentale turca, coprendo peraltro zone cruciali per le estrazioni di idrocarburi offshore in un’area che Cipro ritiene sua ‘Zona economica esclusiva’.
Intanto l’Ue ha fatto sapere che sta studiando il memorandum, mentre il ministro degli Esteri ellenico ha detto che l’intesa tra i due paesi non ha alcun valore. Erdogan, dal canto suo, ha spiegato di avere inviato il testo dell’accordo alle Nazioni Unite.