Il commercio e la politica monetaria degli Stati Uniti avranno un effetto rilevante anche sull'economia indiana e potrebbero compromettere il sogno di New Delhi, che spera, invece, di poter aumentare la spesa per le infrastrutture.
Pochi giorni dopo che l’India ha annunciato di non voler partecipare alla guerra sui dazi, uno studio della Rabobank International evidenzia uno scenario avverso per il subcontinente, che potrebbe perdere il 2,3% del Pil entro il 2022 a causa del trade-game in atto tra Stati Uniti e Cina. Inoltre, una politica monetaria più restrittiva del previsto, ovvero che preveda un numero di aumento dei tassi di interesse superiore alle attese, potrebbe danneggiare l’India attraverso deflussi di capitali.
Non si intravedono all’orizzonte molte opzioni alternative. Se Modi decidesse di allinearsi con gli Stati Uniti, Nuova Delhi si troverebbe ad affrontare tariffe più elevate (fino al 20%) sulle sue esportazioni verso la Cina, che si potrebbero contrarre per 11 miliardi di dollari.
Lo studio Rabobank mette in luce sfide complesse per il governo di Narendra Modi, che mira a spingere la crescita ad almeno l’8% annuo nei prossimi cinque. Il sogno, non più tanto proibito, sarebbe di surclassare la Germania come quarta economia globale. Trade-game permettendo.