L’Europa è volata in Moldova, a pochi chilometri dalla regione separatista della Transnistria, dove stazionano truppe russe, e a due passi anche dall’Ucraina. Oltre all’Ue, sono presenti anche i Paesi dei Balcani, il Regno Unito, la Turchia, gli Stati caucasici e naturalmente l’Ucraina (in totale sono 47).
Tutti insieme questi Paesi formano un soggetto inedito, la Comunità politica europea (Cpe), lanciata nel 2022 su proposta francese e arrivata al suo secondo vertice.
L’incontro organizzato nel piccolo Stato da 2,6 milioni di abitanti, tra l’altro, coincide con la crisi appena scoppiata tra Kosovo e Serbia, che ha reso necessario l’invio dei rinforzi della Nato dopo alcuni scontri violenti di piazza.
All’origine del conflitto c’è la nomina di alcuni sindaci di etnia albanese in centri abitati a maggioranza serba, una mossa del primo ministro kosovaro Albin Kurti che gli è costata le critiche degli alleati della Nato.
La riunione della Cpe ha già prodotto un primo effetto: il 31 maggio Kurti ha parlato della possibilità di organizzare nuove elezioni municipali nelle zone più turbolente. In questo modo il primo ministro ha cercato di superare la crisi prima del vertice in Moldova.
Le questioni sul tavolo sono intanto diventate due. Alla guerra in Ucraina si è aggiunta il riacutizzarsi delle tensioni in Kosovo. Con l’aspetto non trascurabile del sostegno di Mosca a Belgrado.