Da un paio di anni a questa parte, e soprattutto dopo l’invasione russa in Ucraina, il Qatar si è guadagnato un posto importante tra i cosiddetti ‘partner strategici’ dell’Ue. L’esigenza di colmare il vuoto lasciato dal gas russo ha permesso a Doha di rendersi indispensabile per Bruxelles. Le istituzioni comunitarie con il passare dei mesi hanno rapidamente risolto tutti i dubbi sul rispetto di diritti umani nel Paese del Golfo, archiviato le indagini sui comportamenti anticoncorrenziali della principale società energetica del Qatar, e stretto i legami diplomatici con il Paese, portando avanti l’iniziativa per concedere ai cittadini qatarini la possibilità di venire in Europa senza visto e aprendo i propri cieli alla compagnia QatarAirways.
Il 18 ottobre di un anno fa, la Commissione europea ha annunciato la sigla di un accordo definito “storico”: un’intesa per consentire a tutte le compagnie aeree di poter operare voli diretti da qualsiasi aeroporto dell’Unione verso il Qatar, che è un Paese di 2,9 milioni di abitanti. In cambio, QatarAirways ha ottenuto la possibilità di poter operare voli diretti verso tutti gli scali dell’Unione, entrando in un mercato di 450 milioni di cittadini. L’accordo è entrato in vigore in via provvisoria subito dopo la firma, ma non è stato ancora ratificato dal Parlamento europeo.
C’è poi il capitolo energia. Nel marzo scorso la Commissione europea ha deciso di rimettere nel cassetto un’indagine Antitrust aperta tre anni prima su QatarEnergy, accusata insieme con altri importatori di aver ostacolato il mercato unico europeo. Da quel giorno, il Paese del Golfo è diventato uno dei pochi appigli ai quali aggrapparsi per contrastare la crisi d’astinenza dal gas russo. E così sono arrivati i maxi-accordi siglati da Paesi come Francia, Germania e Italia e dai rispettivi colossi energetici. Eni e TotalEnergy sono entrate nella partnership per l’espansione del North Field East, il più grande progetto di gas naturale liquefatto al mondo.
Bruxelles, nel frattempo, ha aperto un’ambasciata dell’Ue in Qatar. Per inaugurarla si è scomodato il presidente del Consiglio europeo in persona. “La mia presenza qui - aveva detto Charles Michel il 7 settembre scorso - è il segnale della nostra volontà politica di rafforzare i legami con il Qatar. Affrontiamo sfide globali importanti e siamo assolutamente convinti che l’amicizia con il Qatar sia una leva importante”. Il problema è che si tratta di un’amicizia scomoda anche se nel suo discorso non c’è traccia del tema “diritti umani”.
Facendo qualche passo indietro, in un documento adottato il 27 aprile dall’esecutivo dell’Ue si legge che “anche se restano sfide nell’area dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il Qatar ha subìto un processo di trasformazione della società per quanto riguarda i diritti delle donne, dei lavoratori e la libertà di religione”. Queste parole - che sembrano venire dalla Luna visto che, oltre allo scandalo di questi giorni, alcune inchieste hanno rivelato gravi soprusi sulle persone nel piccolo Stato e pratiche economico-commerciali a voler essere generosi scarsamente concorrenziali – evidenziano che il problema evidentemente non riguarda soltanto il Parlamento Europeo. E che la ‘liberazione’ dalla Russia si sta rivelando sempre più costosa.