Tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’IA sono stati pari a 20 miliardi di dollari in Europa a fronte di 330 negli Stati Uniti e 100 in Cina.
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“L’industria europea è intrappolata in settori a tecnologia intermedia e poco presente in quelli alla frontiera, nonostante l’eccellenza della ricerca condotta nei singoli paesi. Il caso dell’intelligenza artificiale (IA) è emblematico. Sebbene in questo campo le università europee producano ricerca di qualità, le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia: tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’IA sono stati 20 miliardi di dollari in Europa, contro 330 negli Stati Uniti e 100 in Cina”. Quindi risulta evidente che, per motivi sia economici sia strategici, “l’Europa non può limitarsi a essere un semplice utilizzatore della tecnologia. Deve ambire a un ruolo attivo nella sua produzione. Una presenza significativa dell’Europa in questo settore – oggi dominato da pochi giganti tecnologici globali – accrescerebbe la concorrenza e determinerebbe benefici che oltrepassano la dimensione produttiva e riguardano i diritti essenziali dei cittadini, quali la tutela dei dati personali e il pluralismo nel settore dell’informazione”. È il quadro sintetico ed efficace tracciato nei giorni scorsi (in occasione del Meeting di Rimini) da Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia.