
È arrivata la gelata del taglio delle stime di crescita mondiali a causa dell’escalation della guerra commerciale scatenata da The Donald.
Secondo Fitch, l’economia globale aumenterà quest’anno meno del 2%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti. La crescita di Stati Uniti e Cina è stata tagliata di 0,5 punti a +1,2% per gli Usa e a meno del 4% per la Cina, nonostante un primo trimestre sprint del 5,4%, oltre le attese. L’Eurozona invece crescerà meno dell’1%.
“Il giorno della liberazione americana”, quando Donald Trump ha annunciato i dazi - sottolinea Fitch - si è rivelato “ben peggiore delle attese. Anche se le tariffe sono state poi sospese e sostituite da dazi quasi universali del 10% per 90 giorni, lo shock ha causato una serie di misure di ritorsione fra la Cina e gli Stati Uniti”.
E poi l’agenzia di rating mette in evidenza: “L’escalation dei dazi colpirà i flussi commerciali fra gli Usa e la Cina” e si sentirà sull’inflazione statunitense, che salirà al 4%.
Fosche anche le previsioni del Wto, che ha tagliato le stime sul commercio mondiale: nel 2025 gli scambi caleranno fra lo 0,2% e l’1,5%. La perturbazione nel commercio tra Stati Uniti e Cina rischia di innescare “una significativa deviazione commerciale, sollevando preoccupazioni nei mercati terzi riguardo a una maggiore concorrenza dalla Cina”. È quanto si legge nell’aggiornamento dell’outlook pubblicato dal Wto.
Secondo le nuove stime della World Trade Organization - che tengono conto dei dazi introdotti dalla Casa Bianca e delle contromisure adottate da Pechino - le esportazioni cinesi di merci aumenteranno in volumi in un range compreso tra il 4% e il 9% in tutte le regioni al di fuori del Nord America, man mano che il commercio verrà reindirizzato. “Allo stesso tempo, si prevede che le importazioni statunitensi dalla Cina caleranno drasticamente in settori quali tessuti, abbigliamento e apparecchiature elettriche, creando nuove opportunità di esportazione per altri fornitori in grado di colmare il vuoto. Questo potrebbe aprire la porta ad alcuni paesi meno sviluppati per aumentare le loro esportazioni verso il mercato statunitense”.
A tutto ciò si somma il monito del presidente della Fed Jerome Powell contro i dazi, che potrebbero aumentare i prezzi e, quindi, l’inflazione a breve termine con un impatto economico maggiore delle attese.