In Italia il tasso di disoccupazione tornerà sopra quota 12% entro fine anno. E le ore lavorate si contraggono. L’avvertimento arriva dall’Ocse.
Nell’area la pandemia ha innescato la più profonda crisi economica dai tempi della Grande Depressione del 1929. Il Pil delle economie sviluppate ed emergenti si è ridotto del 15% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso.
Le previsioni si basano su due possibili scenari. Da un lato, il contenimento del Sars-Cov-2 dopo l’estate. Dall’altro, una seconda ondata pandemica a fine 2020.
Nel primo caso, l’occupazione nei Paesi Ocse dovrebbe diminuire del 4,1% nel 2020 e crescere solo dell’1,6% nel 2021. Il tasso di disoccupazione dovrebbe raggiungere il massimo storico del 9,4% entro la fine del 2020 e calare al 7,7% nel 2021. Numeri che potranno essere peggiorati in caso l’andamento dei contagi dovesse rafforzarsi in autunno.
La necessità, per il mercato occupazionale italiano, è guardare oltre, sottolinea Andrea Garnero, economista dell’Ocse: “La sfida che l’Italia e tutti gli altri paesi europei hanno di fronte è quindi enorme. Con la riapertura dell’economia parte del crollo occupazionale e di ore di lavoro sarà riassorbito, ma non tutto - spiega Garnero -. Per alcuni settori, meno resilienti e anticiclici, la domanda non tornerà ai livelli pre crisi.”
“Ora viene il difficile - continua Garnero - perché è necessario un mix di politiche molto più raffinato che da una parte protegga i lavoratori e dall’altra stimoli la creazione di nuovi posti di lavoro”.