“Se l’Ue emettesse debito congiuntamente, potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale. Ma non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine”. Lo ha detto Mario Draghi al Simposio annuale del Cepr, Centre for Economic Policy Research.
Ecco alcuni passaggi del suo intervento.
In Europa, “le politiche che negli ultimi anni, in nome della competitività, hanno tollerato un basso aumento delle retribuzioni e depresso gli investimenti”.
“Senza un debito comune dovremo anche spostare la nostra azione politica dalla modifica dell’orientamento della politica fiscale al miglioramento della sua composizione - aumentando gli investimenti pubblici - e al coordinamento tra gli Stati membri”.
Occorre avanzare sul “mercato unico europeo e il mercato dei capitali”, riforme “che sono fondamentali, poiché sostengono i meccanismi di base che guidano la crescita della produttività”.
“Le riforme di mercato sono necessarie affinché le politiche macroeconomiche abbiano pieno effetto, e politiche macroeconomiche pienamente efficaci sono necessarie affinché le riforme di mercato producano il massimo della crescita della produttività”.
“Tutti desideriamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo mantenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo alcun diritto immutabile affinché la nostra società rimanga sempre come vorremmo. Dovremo lottare per conservarla”.
“Sarebbe rassicurante credere che questi problemi non siano così gravi come sembrano e che, essendo un continente ricco, l’Europa possa entrare in una fase di declino gestito e confortevole. Ma in realtà non c’è nulla di confortevole”.
“Se l’Ue continuerà a registrare il tasso medio di crescita della produttività del lavoro dal 2015, dato l’invecchiamento della nostra società, tra 25 anni l’economia avrà le stesse dimensioni di oggi: ciò significa un futuro di entrate fiscali stagnanti e di avanzi di bilancio per evitare che il rapporto debito/Pil aumenti”.
“Eppure ci troviamo di fronte a impegni di spesa che non si ridurranno con il Pil: le passività pensionistiche non finanziate nei Paesi dell’Ue vanno dal 150% al 500% del Pil, i 750-800 miliardi di euro all’anno che la Commissione e la Bce stimano saranno necessari per investire nell’energia, nella difesa, nella digitalizzazione e nella R&S, e che non includono nemmeno obiettivi importanti come l’adattamento al clima e la protezione dell’ambiente: sono tutti investimenti che determineranno se l’Europa rimarrà inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile”.