Lo scenario per l’economia britannica si fa sempre più nero. Il tenore di vita dei cittadini crollerà del 7% nei prossimi due anni, il calo più brusco dagli anni Cinquanta. L’unica nota (relativamente) positiva è l’inflazione, che ha appena toccato l’11,1%, il massimo da oltre 41 anni, ma che scenderà al 9,1% entro la fine dell’anno e al 7,4% nel 2023.
Le bollette energetiche e i prezzi dei beni alimentari sono aumentati vertiginosamente a causa prima della pandemia poi della guerra in Ucraina, e ora stanno comprimendo i bilanci delle famiglie. In realtà, il vento per Londra è cambiato dalla Brexit, che ha indotto un radicale mutamento delle prospettive macroeconomiche della Gran Bretagna. Il risultato è che i redditi delle famiglie non torneranno ai livelli pre-pandemici prima del 2028.
Nel complesso, si prevede che l’economia del Regno Unito crescerà del 4,2% nel 2022, ma si ridurrà dell’1,4% l’anno prossimo. Il Pil tornerà poi a salire: 1,3%, 2,6% e 2,7% nei tre anni successivi. Nel frattempo, tasse in aumento per tutti, cittadini e imprese, e tagli alla spesa per riempire il ‘buco’ da 55 miliardi di sterline nei conti pubblici. Un budget “lacrime e sangue” è quello presentato il 17 novembre dal cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt nel tentativo di riportare stabilità e restituire credibilità alla Gran Bretagna dopo la tempesta finanziaria di ottobre.
Il carico fiscale diventerà il più pesante dal dopoguerra, salendo dal 36,4% di quest'anno per arrivare al 37,5% del Pil nel 2024 in seguito ai 25 miliardi di sterline di aumenti annunciati da Hunt nella finanziaria d’autunno.
Le imposte societarie aumenteranno come stabilito dal 19% al 25% l’anno prossimo, portando 18 miliardi di sterline all’anno nelle casse del Tesoro. Le tasse sui profitti straordinari delle imprese del settore energia aumenteranno dal 25% al 35% nel primo trimestre 2023 ed è stata introdotta una nuova tassa del 45% sulle società produttrici di energia elettrica. Queste due misure assieme rastrelleranno altri 14 miliardi di sterline.
L’aliquota massima sui redditi dei privati è stata ampliata invece di essere abolita, come aveva annunciato il predecessore di Hunt nel “mini budget di settembre” che aveva provocato la reazione negativa dei mercati. A pagare l'imposta del 45% saranno ora tutti quelli con un reddito annuo superiore alle 125.140 sterline invece che 150mila sterline.