Per moltissimi secoli le economie cinese e indiana, considerate insieme, hanno costituito all’incirca il 60% di quella mondiale, mentre ancora alla fine del Settecento, in piena rivoluzione industriale inglese, ne costituivano all’incirca il 50% (Maddison, 2007). Poi la stanchezza delle loro civiltà, l’aggressività e il colonialismo dei Paesi occidentali ed altri fattori hanno portato al declino sino-indiano e ad un peso del loro Pil inferiore al 4-5%. Ora apparentemente i due paesi tendono a ritornare sostanzialmente alla situazione precedente.
Per qualche tempo, non moltissimi anni fa, si era ipotizzata una qualche forma di alleanza tra i due grandi Paesi. E certo, un tale evento, che peraltro non si vede spuntare all’orizzonte, porterebbe ad una loro fortissima presa sull’economia mondiale. Ma è difficile prevedere in quale direzione si muoveranno nei prossimi anni l’economia e la politica indiani.
In ogni caso in questi anni stiamo assistendo ad una progressiva crisi del vecchio ordine internazionale, dominato, dopo la Seconda guerra mondiale, dagli Stati Uniti e in via subordinata dai suoi alleati. India e Cina, sia pure da posizioni in qualche modo differenti, grazie anche alla loro crescente forza economica – è in quell’area del mondo che tende a fissarsi il centro dell’economia mondiale -, stanno combattendo a favore di un nuovo equilibrio dell’ordine mondiale che lasci un posto molto più rilevante ai Paesi emergenti; non sembrano esserci molti dubbi sul fatto che tale lotta avrà alla fine (per loro) un esito positivo.