
Il dibattito sulla spesa per la difesa è tornato al centro dell’agenda europea, anche e soprattutto a seguito delle pressioni di Donald Trump affinché i paesi europei membri della Nato aumentino il loro contributo finanziario alla sicurezza comune.
In questo contesto, il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che il Regno Unito porterà il budget militare al 2,5% del Pil entro il 2027, con l’obiettivo di raggiungere il 3% nel lungo termine.
Nel frattempo, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha espresso l’intenzione di preparare un piano per rafforzare gli investimenti nel settore.
L’obiettivo della Nato prevede che ogni paese alleato destini almeno il 2% del Pil alla difesa, ma i dati del 2023 mostrano che non tutti hanno rispettato questo impegno.
Polonia (3,83%), Stati Uniti (3,36%), Grecia (3,23%), Estonia (2,87%) e Lituania (2,72%) sono stati i paesi Nato con la spesa militare più alta, ben oltre la soglia prevista.
Altri hanno superato il parametro Nato, tra cui Finlandia (2,42%), Regno Unito (2,26%) e Danimarca (1,95%).
Sono rimasti invece al di sotto del 2% in molti altri, tra cui Italia (1,61%), Spagna (1,51%) Canada (1,29%), Belgio (1,21%) e Lussemburgo (0,75%).
Per confronto, tra i paesi non membri della Nato, la Cina ha destinato alla difesa l’1,67% del Pil, mentre la Russia ha raggiunto il 5,86%.