Recep Tayyip Erdogan ha vinto le elezioni presidenziali in Turchia, ottenendo il terzo mandato. Secondo quanto riferito dalla Commissione elettorale turca Ysk, il presidente, a conclusione dello scrutinio dei voti del ballottaggio, ha ottenuto il 52,1 per cento delle preferenze contro il 47,9 del rivale Kemal Kilicdaroglu.
Dalle urne viene fuori un Paese spaccato in due con un solo uomo al comando. Il ballottaggio di oggi (28 maggio) in Turchia, è stato il primo nella storia di un Paese che ancora una volta ha rinnovato la fiducia all’uomo che, prima da premier e poi da presidente, ha imposto la propria figura, leadership e linea politica per 20 anni. Il leader turco si assicura in questo modo il potere per altri 5 anni, fino al 2028.
L’affluenza per il ballottaggio in Turchia è stata di oltre l’85 per cento degli aventi diritto secondo i dati diffusi dalla tv di Stato Trt, meno rispetto al primo turno delle presidenziali quando aveva sfiorato il 90 per cento, ma comunque una percentuale decisamente elevata.
In un certo senso, il voto turco racchiude una lezione antropologica. Le questioni economiche (inflazione altissima, crollo della lira, ecc.) e la gestione approssimativa dell’emergenza sismica da parte del governo hanno avuto un impatto marginale sul comportamento degli elettori.
I turchi infatti non votano con il portafogli. Per una componente decisiva della popolazione anatolica, Erdogan - uomo forte che nell’immaginario collettivo ha reso la Turchia un paese potente e rispettato - resta il “lupo celeste” chiamato a guidare la nazione per mandato divino. Dunque, non sacrificabile sull’altare delle contingenze economico-monetarie.
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