Israele sotto attacco. Il portavoce delle Forze armate del paese, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha confermato che il 99 per cento dei 300 fra missili e droni lanciati dall’Iran contro Israele durante la notte (tra sabato e domenica) è stato intercettato e abbattuto dalla difesa aerea.
In particolare - ha spiegato - sono stati lanciati 170 droni nessuno dei quali è arrivato allo spazio aereo israeliano: tutti sono stati abbattuti fuori dai confini del paese da Israele e dai suoi alleati. Neanche i 30 missili da crociera sono riusciti ad entrare nello spazio aereo israeliano: 25 sono stati abbattuti dall'aeronautica israeliana. Sono poi stati lanciati 120 missili balistici, alcuni dei quali hanno aggirato le difese israeliane colpendo la base aerea di Nevatim nel sud di Israele: hanno causato solo danni leggeri e la base continua ad essere regolarmente operativa.
“La questione può dirsi chiusa” a meno che, dopo il bombardamento del consolato dell’Iran a Damasco, Israele “non commetta un altro errore”: così la rappresentanza di Teheran presso le Nazioni Unite a New York sul lancio di droni e missili della notte.
Quello che Teheran classifica ufficialmente come un “errore” è in realtà una strategia di Netanyahu che punta ad alzare lo scontro (come ha dimostrato attaccando nei giorni scorsi la sede diplomatica iraniana a Damasco), spingendo gli Stati Uniti a prendere parte più attivamente al conflitto.
E non per caso il presidente Usa, Joe Biden, si è affrettato ad assicurare che il sostegno americano alla difesa di Israele contro gli attacchi dell'Iran e dei suoi alleati è “incrollabile”.
Al contempo, alcuni media statunitensi riportano alcune dichiarazioni ufficiose del presidente americano: Joe Biden avrebbe espresso privatamente il timore che Netanyahu stia cercando di trascinare maggiormente gli Stati Uniti nel conflitto.