Aiutare l'Africa e farlo con modalità profondamente diverse da quelle ripetute per decenni, questo deve essere l'obiettivo della Germania e dell'Europa tutta. Non è un'opinione qualsiasi, ma quella di Horst Köhler, ex presidente della Germania dal 2004 al 2010, che delinea il quadro dei possibili rapporti tra Europa e Africa.
Aiutare l’Africa in senso profondo, pervasivo, non solo per compassione verso un continente sofferente, ma anche per diretto interesse dell’Europa. È soltanto così, infatti, con un nostro deciso cambio di atteggiamento, che potremmo regolare un fenomeno, quello migratorio, che non è certo un momentaneo incidente della storia, ma è solo l'inizio di una nuova era.
Oggi l’Africa ha un miliardo e 200 milioni di abitanti, per metà giovani sotto i 18 anni: quasi impossibile limitarne il movimento. In 30 anni la popolazione raddoppierà e rappresenterà il 25% della popolazione mondiale, mentre gli Europei nel 2030 costituiscono solo il 5%.
È obbligatorio, quindi, per il Vecchio Continente occuparsi seriamente del Continente Giovane. La Germania deve aiutare le imprese a insediarsi in Africa, deve varare una nuova legge sull’immigrazione e formare i giovani africani in arrivo, non limitarsi ad accoglierli.
Per far questo dobbiamo rimuovere prima i cliché degli Europei “ah, l’Africa: migranti e corruzione...”. Sì, è innegabile che la corruzione nelle classi dirigenti africane sia alta, ma molto meno del passato: tanti i progressi fatti se Mauritius, il paese africano con il punteggio più alto nell'indice Doing Business della Banca Mondiale, supera la Francia e se la Namibia è più in alto dell’Italia nell’indice di corruzione di Transparency International.