Gli allevamenti animali inquinano e consumano risorse. Fin qui nulla di nuovo. Ma ora c’è uno studio della New York University incentrato sui benefici che si avrebbero riguadagnando parte del suolo perso destinato agli allevamenti. La notizia è che tale obiettivo potrebbe essere raggiunto senza compiere ingenti sforzi, ma occorre identificare e stabilire le priorità per le aree in cui gli sforzi per il sequestro della CO2 saranno più efficaci, tenendo conto delle esigenze alimentari globali.
I ricercatori infatti evidenziano come non tutti i pascoli siano uguali: sia perché si stendono su aree con diversa produttività in termini di biomassa (e quindi capacità di sfamare gli animali), sia perché il loro potenziale “rigenerativo” è diverso. Ovvero: alcuni pascoli, una volta abbandonati, potrebbero favorire più di altri il sequestro di carbonio.
Così, quando gli scienziati hanno aggiornato i loro calcoli tenendo conto di questi fattori, è emerso che la riconversione a foreste dei pascoli più promettenti consentirebbe di sequestrare circa 125 gigatonnellate di anidride carbonica, rinunciando solo al 13% della carne bovina prodotta a livello mondiale, soprattutto nei paesi delle aree più ricchi (come Usa, Europa e Cina).