In un nuovo studio, il ricercatore dell’Empa, Dominik Brunner, insieme all’Università di Utrecht e all’Istituto Centrale Austriaco di Meteorologia e Geofisica, ha cercato di valutare quanta plastica stia ‘piovendo’ su di noi dall’atmosfera.
Secondo lo studio, alcune nanopastiche viaggiano per oltre 2 mila chilometri nell’aria. I dati delle misurazioni indicano ad esempio che in Svizzera cadono ogni anno circa 43 trilioni di particelle di plastica in miniatura.
Il risultato della ricerca di Brunner è la registrazione più accurata dell’inquinamento atmosferico da nanoplastiche mai realizzata. Per contare le particelle di plastica, Brunner e i suoi colleghi hanno sviluppato un metodo chimico che determina la contaminazione dei campioni con uno spettrometro di massa.
Si stima che fino ad oggi nel mondo siano state prodotte più di 8.300 milioni di tonnellate di plastica, di cui circa il 60% è ora un rifiuto. Questi rifiuti si erodono attraverso gli effetti degli agenti atmosferici e l’abrasione meccanica da macro a micro e nanoparticelle. Ma la plastica scartata è tutt’altro che l’unica fonte.
Ad esempio, l’uso quotidiano di prodotti in plastica come imballaggi e abbigliamento rilascia nanoplastiche. Le particelle in questa gamma di dimensioni sono così leggere che il loro movimento nell’aria può essere paragonato al meglio ai gas.
Oltre alla plastica, inoltre, ci sono tutti i tipi di altre minuscole particelle. Dalla sabbia del Sahara alle pasticche dei freni, gli inquinanti si disperdono nell’aria. Non è ancora chiaro, tuttavia, se questo tipo di inquinamento atmosferico rappresenti una potenziale minaccia per la salute degli esseri umani. Le nanoparticelle, a differenza delle microparticelle, non finiscono nello stomaco.