Gli squali al largo di Rio de Janeiro sono risultati positivi alla cocaina. È quanto emerge dalle analisi contenute in uno studio pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment.
I ricercatori non sanno esattamente come gli squali siano entrati in contatto con la cocaina, ma sospettano che residui del potente stimolante siano scaricati nella regione costiera attraverso le acque reflue della città, filtrate da impianti di trattamento inadeguati, e come effetto collaterale della raffinazione clandestina della coca e del traffico illegale.
Alcuni squali potrebbero anche aver addentato confezioni di cocaina abbandonate in mare dai trafficanti per sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine al largo delle coste del Brasile, uno dei maggiori mercati mondiali di narcotici illegali.
Il fatto sicuro è che, dei 13 esemplari di squalo analizzati dagli scienziati nel corso di quasi tre anni, tutti presentavano la sostanza nel tessuto muscolare e epatico, secondo lo studio della Fondazione Oswaldo Cruz.
Precedenti studi avevano già evidenziato che il livello di cocaina nelle acque intorno a San Paolo, la città più popolosa del Brasile, era simile alla quantità di caffeina contenuta nel caffè, una concentrazione “enorme” rilevata anche nell’acqua potabile dello Stato.
Secondo gli scienziati, la contaminazione da cocaina, al pari di altre sostanze, rappresenta una grave minaccia ecologica con possibili ripercussioni sulla catena alimentare e quindi per gli esseri umani. E gli squali, essendo predatori, sono considerati “specie sentinella” in grado di fornire avvertimenti precoci sulle minacce ambientali.