Immensa per vastità e ricchissima dal punto di vista naturale. È l’Australia, un paradiso che rischia di diventare un inferno tra inondazioni, incendi, e ondate di calore estremo. Mentre nel paese il deterioramento ambientale va avanti inesorabile, un ramo del parlamento ha approvato una delle legislazioni ambientaliste più radicali del mondo per combattere il cambiamento climatico.
Il disegno di legge, passato con 89 voti a favore e 55 contrari, si impegna a tagliare del 43% le emissioni di gas nocivi rispetto ai livelli del 2005 entro il 2030, ovvero in appena otto anni in un paese che conta poco meno di 26 milioni di abitanti e una densità demografica pari a 3,3 persone per chilometro quadrato (in Italia è 200). Il prossimo passaggio prevede la (scontata) approvazione del Senato (che si pronuncerà a settembre).
C’è soltanto un problema. L’Australia ha effettivamente varato una delle leggi ambientaliste più ambiziose del mondo, ma secondo i ricercatori di Climate Analytics, l’obiettivo del 43% non è coerente con il contenimento dell’aumento della temperatura media globale entro 1,5 gradi Celsius (così come previsto dall’Accordo di Parigi), bensì 2 gradi. L’ennesimo campanello d’allarme per tutti, non solo per l’Australia.