La California ha scavalcato il Regno Unito, diventando la quinta economia al mondo. Soltanto Germania, Giappone, Cina e, ovviamente, Stati Uniti hanno un Pil superiore.
Negli ultimi 25 anni, il Pil e la popolazione dello stato sono aumentati costantemente, mentre i tassi di emissione di anidride carbonica procapite sono rimasti stazionari. Dal 2006, quando lo California ha approvato un’importante legge sul riscaldamento globale, il Pil pro capite dello stato è aumentato di 5 mila dollari (quasi il doppio della media nazionale) e la crescita dell'occupazione ha superato del 27% quella media degli Usa, mentre le emissioni procapite di CO2 sono diminuite del 12%, secondo Green Innovation Index del think tank Next10.
E non è solo l'aria che si respira, ma anche le strutture residenziali e i luoghi di lavoro, ad aver beneficiato della regolamentazione ambientale. Ma è una storia che viene da lontano quella della California. Nel 1978 lo stato ha implementato una serie di modifiche ai regolamenti sull’edilizia residenziale. Il risultato è che le abitazioni attuali consumano il 75% in meno di energia rispetto a quelle antecedenti all’introduzione della norma.
Il consumo energetico procapite dello Stato è rimasto invariato dagli anni '70, nonostante la sua economia sia cresciuta di ben l'80% nello stesso periodo.
Oggi, i posti di lavoro nella green-economy sono più numerosi di quelli presenti nell'industria dei combustibili fossili: il rapporto è 8,5 a 1. La California ha 300 mila occupati in questo ambito.
“La California è l'economia più efficiente dal punto di vista energetico nel mondo e meno intensiva di carbonio", sostiene Adam Fowler, direttore della ricerca presso Beacon Economics. La lezione californiana è servita: l’uso di combustibili fossili non è imprescindibile per la crescita economica.