In una riunione straordinaria il consiglio di amministrazione di Tim ha sfiduciato l’amministratore delegato Amos Genish. A richiederne la convocazione sono stati i consiglieri eletti con la lista del fondo satunitense Elliott che hanno votato contro il manager israeliano: 10 su 15 totali. Detronizzato “con effetto immediato”, si legge in una nota del gruppo. Il board, inoltre, ha dato mandato al presidente Fulvio Conti “di finalizzare ulteriori adempimenti in relazione al rapporto di lavoro in essere con lo stesso manager”.
Amos Genish, dirigente israeliano con una lunga esperienza in Brasile, termina così la sua esperienza in Tim, inziata a settembre 2017. A far traboccare il vaso sono state le parole con cui ieri il manager ha ribadito di non voler cedere il controllo della rete, mettendosi così in contrapposizione con il progetto del governo, che punta invece a creare un’unica società di rete non verticalmente integrate (ovvero che non abbia contemporaneamente la gestione della rete e la fornitura dei servizi alla clientela). Esattamente il progetto che il fondo Elliott aveva in mente quando è entrato nel capitale di Tim.
La defenestrazione di Genish è l’ultimo atto di mesi di tensioni culminate con la svalutazione degli attivi per 2 miliardi che ha condotto la società a chiudere i nove mesi con un rosso da 800 milioni.
Ora c’è attesa per capire cosa faranno i francesi di Vivendi (primi azionisti di Tim col 24%), che fino all’ultimo si sono schierati con Genish, peraltro chiamato alla guida dell’ex monopolista del telefono proprio da Vincent Bolloré quando ancora il suo gruppo aveva la maggioranza in consiglio.