Otto anni fa Peter Thiel, il miliardario cofondatore di PayPal, primo investitore nella neonata Facebook e proprietario di Palantir, fornitore delle tecnologie più sofisticate e segrete al Pentagono e ai servizi Usa di intelligence, lasciò a bocca aperta una Silicon Valley molto democratica salendo sul palco della convention che incoronò Donald Trump candidato repubblicano alla Casa Bianca.
Oggi The Donald, che continua a considerare quello della Silicon Valley un mondo nemico, fa proseliti tra i miliardari della tecnologia che sono in teoria progressisti, ma sono anche arci-capitalisti: allergici alle politiche di Biden che vorrebbe tassare i miliardari e che, attraverso agenzie federali come la Ftc e la Sec (la Consob statunitense), cerca di riattivare norme antitrust dimenticate da decenni e regolamenta in modo severo le criptovalute.
Adesso che la campagna elettorale entra nel vivo, Trump, alla ricerca di finanziamenti oltre che di appoggio politico, cerca di sfruttare in modo più diretto questo vento di ostilità nei confronti di Biden che sembra spirare nel mondo della tecnologia.
Intendiamoci, buona parte del mondo digitale — Apple, Google, Facebook, Reid Hoffman di LinkedIn — rimane coi democratici, ma la Silicon Valley non è più una loro fortezza.