In Italia la disoccupazione sarebbe elevata a causa del “mis-match”: il mancato incontro fra la domanda di lavoro formulata dalle imprese e l’offerta di lavoro da parte dei lavoratori. In molti hanno sposato questa teoria nel nostro Paese. Ma è davvero così? Guardiamo i dati.
Si prende qui in considerazione un indice di sovrappopolazione relativa (s), costruito come rapporto tra la somma di occupati e disoccupati (al numeratore) e i posti disponibili nelle imprese come misura delle esigenze produttive, dato dalla somma tra occupati e posti vacanti (al denominatore).
Se il numero dei disoccupati è uguale al numero dei posti vacanti disponibili nelle imprese, tale rapporto è uguale a 1: in questo caso l’unico problema del mercato del lavoro può in effetti essere ritenuto il mis-match, poiché vi sono disoccupati che non riescono ad occupare i posti vacanti disponibili.
Se il rapporto è maggiore di 1 allora vi è un problema di sovrappopolazione, quindi di eccesso di offerta di lavoro rispetto alla domanda. Osservando la dinamica temporale dell’indice s così costruito per l’Italia nel periodo 2007-2020, emerge che si situa sistematicamente al di sopra di 1, con un valore medio per il periodo considerato di circa 1,17.
Questo risultato evidenzia una sovrappopolazione relativa: esiste un eccesso di offerta del 17% in media rispetto alle esigenze produttive delle imprese a livello aggregato; a fronte di circa 170 mila posti vacanti, vi erano 3 milioni e 800 mila disoccupati nel periodo considerato. È come dire che vi sono più di 3 milioni di persone che non possono materialmente trovare un’occupazione poiché non esistono posti di lavoro vacanti tali da riassorbirli.