Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco torna a chiedere il salario minimo per i lavoratori “non coperti dai contratti”. Visco ha rilevato come “si dice che in Italia c’è già un salario contrattuale, ma molti non sono coperti da questi contratti e credo siano quelli” che devono avere una “retribuzione ragionevole”.
Incalzato sui mutui, secondo il governatore “non c’è un problema sistemico” e di stabilità finanziaria derivante dall’aumento dei tassi e delle rate sui mutui variabili delle famiglie. Inoltre, “il debito delle famiglie in Italia è il più basso d’Europa”.
I variabili “sono solo un terzo” ha sottolineato Visco, rilevando che chi ha sottoscritto un variabile “doveva avere la percezione che un aumento era possibile. Serve più informazione e disponibilità a capire il rischio”.
Più la prima che la seconda. Se un numero non indifferente di acquirenti di immobili ha scelto in modo irragionevole il tasso variabile (in una lunga fase storica di politica monetaria iper-espansiva), la responsabilità è principalmente delle banche (le uniche a trarre guadagno da questa situazione).
Gli istituti di credito avrebbero dovuto fortemente sconsigliare a chiunque la stipula di mutui a tasso variabile. Se poi a questo si aggiunge il modesto livello di educazione economico-finanziaria degli italiani, il risultato non può che essere quello registrato questi giorni: un numero in crescita di famiglie che non riescono più a sostenere l’aumento delle rate.