I Paesi dell’Opec+ hanno deciso di estendere gli attuali tagli alla produzione (che ammontano a circa due milioni di barili al giorno) fino alla fine del 2025 per sostenere i prezzi del petrolio. Questa strategia, avviata alla fine del 2022 in risposta al calo dei prezzi, è pensata per giocare sulla scarsità dell’offerta e rilanciare i prezzi.
Dall’ultima riunione di novembre, i prezzi del greggio hanno viaggiato intorno agli 80 dollari al barile sia per il Brent del Mare del Nord che per il WTI statunitense. In questa fase, i tagli sembrano servire più a garantire che i prezzi non crollino piuttosto che farli salire a 90-100 dollari.
Secondo l’analista di Rystad Energy Mukesh Sahdev, tuttavia, l’Opec+ si trova di fronte a “una sfida importante”: i barili effettivamente immessi sul mercato sono “probabilmente superiori a quelli registrati”. Una circostanza che, se confermata, potrebbe far deragliare la strategia del cartello.