Il Vietnam punta a riavviare nel 2024 la sua più grande miniera di terre rare a Dong Pao. Il progetto, sostenuto anche dall’Occidente, potrebbe sfidare i più grandi progetti minerari attualmente esistenti al mondo e, in particolare, metterebbe in discussione il dominio cinese in un settore che contribuisce ad alimentare tecnologie avanzate, come veicoli elettrici, turbine eoliche, chip e batterie.
La possibilità di acquistare volumi maggiori di terre rare dal Vietnam rientra nel quadro più ampio della guerra dei semiconduttori e offre una via d’uscita ai molti Paesi che temono l’instabilità delle filiere di approvvigionamento che può risultare dallo scontro tra Washington e Pechino.
La Repubblica Popolare conta il 63 per cento dell’estrazione di terre rare nel mondo, l’85 per cento della loro raffinazione (sempre a livello globale) e il 92 per cento della produzione di magneti da esse derivati.
Il Vietnam può vantare, dal canto suo, riserve per circa 20 milioni di tonnellate di questi minerali, che hanno un valore di circa 3 mila miliardi di dollari e rappresentano un’opportunità significativa per lo sviluppo economico vietnamita. Stando a quanto dichiarato nei mesi scorsi, l’obiettivo del governo di Hanoi è riuscire ad estrarre fino a 2 milioni di tonnellate di terre rare all’anno entro il 2030 e a sviluppare impianti di raffinazione.