L'acqua potabile sta diventando una merce rara in molte zone del mondo, soprattutto in Africa, ed è per questo che è stata coniata una nuova criptovaluta che ha l’obiettivo di attirare l’interesse dei potenziali investitori - Ong, fondazioni, governi - grazie a un prezzo estremamente interessante.
L’equazione è semplice: un Watercoin = un litro di acqua potabile = 1 centesimo. In media, un prezzo dell’acqua potabile da 12 a 15 volte inferiore al prezzo di mercato.
Il bitcoin dell’acqua promette di combattere anche la corruzione: un watercoin è come avere un litro d’acqua in mano. Non diventerà altro e non ne può essere fatto un uso improprio. L’idea è nata nei locali di Tolosa di O’Claire, una filiale della società di purificazione dell’acqua Sunwaterlife, appoggiandosi su una tecnologia già esistente: grazie ai chioschi di filtraggio è possibile trattare fino a mille litri di acqua contaminata all’ora. Il tutto grazie alle energie rinnovabili, perché la pompa è alimentata da un pannello solare.
Il vantaggio di questo sistema è che può essere installato anche in aree rurali lontane dai grandi centri abitati: per limitare i rifiuti di plastica la distribuzione dell’acqua purificata avverrà in bottiglie da 10 o 18 litri. Riuscirà questa criptovaluta, una sorta di bitcoin trasparente e green, ad attirare gli investitori?