L’immagine di ‘Wunderwuzzi’, bambino prodigio, comincia a stargli stretta. Sebastian Kurz, cancelliere austriaco e ‘portavoce’ dell’asse dei paesi del Nord nella battaglia sul Recovery Fund, aspira a guidare la destra europea.
Kurz è un millennial (classe 1987) ma con alcuni tratti novecenteschi, capace di guidare prima un governo di coalizione con la destra populista e xenofoba della Fpo, e poi un esecutivo venato di liberalismo filo-europeista assieme ai Verdi.
Nato a Vienna da padre ingegnere e madre insegnante, Kurz si iscrive a giurisprudenza ma, travolto dalla politica, non termina gli studi. Aderisce all’Ovp, il Partito popolare austriaco e scala i vertici in tempi molto rapidi. A soli 24 anni è già sottosegretario all’Integrazione, a 27 ministro degli Esteri, a 31 dopo avere conquistato il partito, diventa cancelliere.
Kurz guarda a una sorta di ‘populismo moderato’, il che lo avvicina al capo del governo olandese, il liberale Mark Rutte, con cui fa asse su tutta una serie di questioni europee. Senza mai però travalicare nell’antieuropeismo radicale.
La partita sul Recovery Fund è ancora lunga ed è probabile che alla fine la politica raggiunga un compromesso. E Kurz si alzerà dal tavolo più forte. Il giovane leader, forse, non è più un ‘bambino prodigio’.