Addio a Dietrich Mateschitz, patron della Red Bull e genio del marketing

È stato l’uomo più ricco d'Austria grazie alla bevanda prodotta dal 1984 con un socio thailandese. Ma con un’ombra: la bevanda è nociva?

Addio a Dietrich Mateschitz, patron della Red Bull e genio del marketing
Dietrich Mateschitz

Il miliardario austriaco Dietrich Mateschitz, fondatore di un impero sportivo e mediatico costruito attorno al colosso delle bevande energetiche Red Bull, è morto. Nato nel 1944, era considerato dalla rivista Forbes l’uomo più ricco dell’Austria con un patrimonio stimato di 27,4 miliardi di euro

La sua vita cambia in un bar di un hotel di Hong Kong, dove si trova per lavoro (all’epoca era direttore marketing di un’azienda produttrice di dentifrici) e dove incontra una bevanda energetica. Conquistato dal gusto e dagli effetti, insieme a un socio tailandese, Chaleo Yoovidhya, ne acquista i diritti fondando nel 1984 la ‘Red Bull’, che attualmente impiega più di 13.000 persone in 172 Paesi, ha un fatturato di circa 8 miliardi di euro e vende quasi 10 miliardi di lattine l’anno.

Numeri considerevoli spiegati anche da un’importante intuizione di Mateschitz: per lanciare il prodotto occorreva puntare in ‘marketing inusuale’, come ad esempio gli sport estremi. Una strategia di grande successo culminata nel 2012 con la promozione di Felix Baumgartner, il primo uomo a infrangere la barriera del suono in caduta libera stratosferica. Oggi Red Bull è presente in moltissimi sport anche se il suo nome è principalmente legato alla Formula 1, grazie anche alle imprese di Vettel, Ricciardo e Verstappen, e al calcio con l’acquisto iniziale del Salisburgo a cui si è aggiunto poi il Lipsia. Mentre si estende l’impero Mateschitz, l’importanza del marketing resta centrale: nel 2021, l’azienda ha speso 1,6 miliardi di euro per questo, circa il 20% delle vendite.

Ma chi era davvero il fondatore della Red Bull? Secondo alcuni, sul fronte politico, vicino ai conservatori. Nel 2017, ha criticato la mancanza di controllo sull’ondata migratoria in Europa. Criticato a sua volta per la vicinanza a campagne definite ‘cospiratorie’, in particolare nel trattare la pandemia di Covid-19. Ma l’accusa più pesante è un’altra e riguarda la nota bevanda: il management dell’azienda sarebbe a conoscenza della sua nocività. E anche il suo potere energizzante è messo in dubbio da molti.

C’è infine il capitolo sulla successione, che resta al momento ignoto. E non è detto che a prendere le redini della ricca eredità sia suo figlio Mark. 

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