Se ti fermano al confine svizzero mentre esci dalla Confederazione con grosse quantità di contanti, la sanzione sfiora il 50% del totale. Eppure gli spalloni continuano a fare il loro lavoro.
Basti pensare che dei 59,5 miliardi di euro svelati al Fisco italiano nel 2015 con la voluntary disclosure, la procedura di collaborazione volontaria per l’emersione dei capitali detenuti all’estero, quasi il 70% (circa 41,5 miliardi) provenivano proprio dal paese alpino.
In Svizzera la cultura del contante è così radicata che il Movimento per la Libertà svizzera, una formazione vicina all’Unione democratica di centro, il principale partito di destra, ha raccolto 157mila firme per presentare un referendum e inserire nella Costituzione svizzera la difesa del contante.
La stessa Banca centrale svizzera si è apertamente schierata a favore del contante, con un discorso pubblico tenuto a novembre dello scorso anno in un altro piccolo Stato europeo, il Liechtenstein, che come la Svizzera è considerato un approdo sicuro per gli evasori fiscali di lingua tedesca.
Non stupisce dunque che la Svizzera abbia un tetto al pagamento in contanti fissato a 100mila franchi e che sia l’unico Paese ad aver conservato banconote di grosso taglio, come quella da 1000 franchi, mentre l’Europa abbia da tempo abbandonato il taglio da 500 euro.