Un giorno non vale l’altro in Borsa: i mercati vivono di emozioni e di stagionalità. Se ad esempio si prendono in esame le chiusure di Wall Street negli ultimi 95 anni, scopriamo che il lunedì è il giorno più debole dei cinque in cui il listino è aperto. Su base mensile, invece, settembre è il peggiore fra i 12 mesi dell’anno (dati elaborati da Seasonax).
Su scala mensile è forse più semplice provare a fornire una spiegazione. Gennaio, ad esempio, è tendenzialmente positivo perché i gestori vogliono cominciare l’anno con il piede giusto. Mentre settembre evidenzia una stagionalità negativa anche perché, dopo la chiusura estiva, prevale il bisogno di prelevare fondi dai mercati per fronteggiare le spese che incombono nell’ultima parte dell’anno.
È un po’ più complesso trovare ragioni psicologiche che spieghino la forte statistica su base giornaliera in base alla quale il lunedì è il giorno peggiore. Era lunedì, ad esempio, il 19 ottobre del 1987: in quel giorno (il peggiore della storia della finanza) la Borsa statunitense bruciò più del 20% della sua capitalizzazione.
Occorre quindi la collaborazione di psicologi e antropologi: dovranno spiegare perché il primo mese dell’anno la più grande Borsa al mondo tende a salire, mentre nel primo giorno della settimana fa marcia indietro.