Il costo ufficiale del credito per gli Stati Uniti sale al 5,25-5,50 per cento. Ovvero, un altro rialzo da 25 punti base. La decisione è stata presa all’unanimità. Dopo la pausa di giugno, presa per “valutare le nuove informazioni e le loro implicazioni per la politica monetaria”, il Comitato di politica monetaria (Fomc, Federal Open Market Committee) è tornato ad aumentare i tassi senza cambiare l’orientamento per il futuro.
Il comunicato di luglio è simile a quello pubblicato dopo la riunione del Fomc di giugno (al di là, evidentemente, della decisione sui tassi di interesse). Solo l’attività economica è vista crescere a un ritmo “moderato” e non più “modesto”, un’indicazione che potrebbe essere rilevante per giustificare la ripresa della stretta.
Per il futuro, il Fomc continuerà a valutare gli effetti dei rialzi dei tassi finora decisi per “determinare l’estensione di un addizionale restrizione di politica monetaria che possa essere appropriata per far tornare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento”. Non c’è quindi nulla, nel comunicato, che possa far pensare che la stretta sia conclusa.