Politica invariata per la Fed. Cambiano però, e in modo significativo, le condizioni che ne determinano la durata. La Federal reserve ha mantenuto fermi i tassi di interesse allo 0-0,25% e ha affermato che continuerà ad aumentare gli acquisti di titoli di Stato a un ritmo di 80 miliardi al mese e di titoli delle agenzie garantite dallo Stato a un ritmo di 40 miliardi, “fino a quando - e questa è la vera novità - non saranno stati realizzati notevoli ulteriori progressi verso gli obiettivi della massima occupazione e della stabilità dei prezzi”.
Finora, gli acquisti erano realizzati per garantire un “funzionamento senza intoppi del mercato e per assicurare condizioni finanziarie” appropriate, che ora appaiono come obiettivi secondari. Gli acquisti di titoli passano quindi da uno strumento puramente tecnico, varato per assicurare la corretta trasmissione all’economia reale delle decisioni della Fed, a uno strumento pieno di politica monetaria. La conseguenza concreta è che gli acquisti di titoli potranno ora durare più a lungo.
Ferme anche le proiezioni sui tassi di interesse, che dovrebbero restare invariati fino a tutto il 2022. Solo per il 2023 alcuni, pochi, componenti del comitato immaginano - come a settembre, del resto - un rialzo del costo della liquidità, anche se la mediana delle singole previsioni non cambia e resta ferma allo 0-0,125%. Confermate anche le indicazioni per il lungo periodo: il tasso di equilibrio mediano è sempre il 2,5%.
Cambiano invece le proiezioni sui principali indicatori macroeconomici, in leggero miglioramento. Il pil è previsto in calo del -2,4% quest’anno (dal -3,7% di settembre), e in rialzo del 4,2% nel 2021 (4%), del 3,2% nel 2022 (3%) e del 2,4% (2,5%) nel 2023. Il tasso di disoccupazione potrebbe fermarsi al 6,7% quest’anno (7,6% a settembre), al 5% nel 2021 (5,5%) al 4,2% nel 2022 (4,6%) e al 3,7% nel 2023 (4%). L’inflazione dovrebbe invece convergere in modo marginalmente più rapido all’obiettivo: dall’1,2% passerà all’1,8%, all’1,9% e al 2% nei prossimi tre anni.