Nel duo Giorgia-Ursula qualcosa si è rotto. Le due leader adesso pedalano in direzioni diverse. Una ha davanti altri cinque anni da presidente della Commissione europea, anche senza i voti dei meloniani. L’altra si ritrova fuori dalla stanza dei bottoni dell’Ue.
Le ragioni dello strappo nei 24 eurodeputati di FdI sono tutte da analizzare. Antonio Tajani, prima di far votare convintamente per von der Leyen i parlamentari di Forza Italia, ha mediato tra la premier italiana e la presidente uscente, sperando fino all’ultimo in un sì da parte di Palazzo Chigi. Ma alla fine sembra che a vincere sia stato Matteo Salvini, inseguito dalla premier per timore di essere accusata di fare inciuci.
Nel nome della coerenza, Giorgia Meloni ha spostato il suo partito nell’area di attrazione dei sovranisti che strizzano un occhio a Putin e l’altro a Trump: i parlamentari di Fdi hanno votato come quelli di Orbàn, di Salvini, di Le Pen.
Tornando alle motivazioni dello strappo, il dato centrale è che (come detto) l’apporto dei meloniani non sarebbe stato comunque decisivo. Resta il fatto che, dopo averle viste nell’ultimo anno più volte andare a braccetto, suona strana una rottura così palese (che peraltro non mette certo l’Italia in una posizione di vantaggio nel dialogo con le istituzioni europee).
Tanto che qualche maligno potrebbe insinuare che l’ex ministro della Difesa tedesco potrebbe aver comunque ricevuto (sottobanco) al massimo una decina di voti meloniani. Un aiutino per neutralizzare i franchi tiratori (come riporta Monica Guerzoni su corriere.it). E mantenere intatta la tanto agognata coerenza rispetto al proprio elettorato.