La maggioranza ci sarebbe: popolari, socialisti e liberali insieme hanno ottenuto circa 400 seggi alle elezioni europee. Il che potrebbe nuovamente aprire uno spiraglio all’ipotesi di un von der Leyen bis.
Con il paradosso del caso francese: il più grande detrattore della riconferma di von der Leyen è Emmanuel Macron, oramai ridotto ad anatra zoppa dalla valanga Le Pen che ha travolto il suo governo, inducendolo a sciogliere l’Assemblée Nationale e a indire nuove elezioni per il prossimo 30 giugno.
In ogni caso, il totale degli eurodeputati è 720, la metà più uno fa 361. Come detto, la somma dei tre grandi partiti da soli sarebbe perfino di più della cosiddetta “maggioranza Ursula”.
Ciò detto, il Ppe si conferma primo partito (189 seggi), soprattutto grazie ai buoni risultati in Germania, Spagna e Polonia. Leggero calo per i socialisti del gruppo S&D, fermi a 135. Dalla Francia arriva la debacle dei liberali macroniani, che contribuisce a far perdere al gruppo Renew 20 eurodeputati circa: è il peggior risultato in termini assoluti, insieme a quello dei Verdi. Questi ultimi franano da oltre 70 a 53.
Bene, invece, Conservatori e riformisti (Ecr) grazie a Meloni e al Pis polacco, che ottengono 72 seggi. Gli identitari di Id, l’altro gruppo di estrema destra, salgono di 10 arrivando a quota 58: un buon risultato, considerando che manca all’appello AfD, da poco espulsa. Il successo degli Id è perlopiù dovuto all’exploit del lepeniano Rassemblement National.
In estrema sintesi, l’asse franco-tedesco non c'è più: da un lato, per la vittoria di Rassemblament National di Le Pen e il dimezzamento dei voti di Macron in Francia; e, dall’altro, per la netta sconfitta dell’Spd in Germania che diventa terza forza politica dopo la Cdu e la destra di Afd.