Un’Europa che “deve agire come un solo Stato”, a partire dai tre fronti chiave: riduzione del costo dell’energia, innovazione e difesa. Con il ricorso al debito comune e una deregolamentazione massiccia. Mario Draghi torna in Parlamento, “con emozione e con tanta gratitudine”.
Oggi (18 marzo) in Sala Koch al Senato l’audizione alle commissioni congiunte Politiche Ue, Bilancio e Industria sul suo ‘Rapporto sul futuro della competitività europea’, commissionato all’ex presidente della Bce dalla Commissione e adottato dalla presidente Ursula von der Leyen per gli orientamenti politici del nuovo Esecutivo comunitario.
Ecco i punti chiave del discorso di Mario Draghi.
1. La sicurezza è messa in dubbio dal cambiamento nella politica estera degli Usa.
2. La spia del risparmio che fuoriesce dall’Ue: 500 miliardi di euro nel solo 2024. Risparmi a cui l’economia europea non riesce a offrire un tasso di rendimento adeguato.
3. Il costo dell’energia è la prima causa di debolezza. In Europa, nel 2022, pur rappresentando il gas solo il 20% del mix di generazione elettrica, ha determinato il prezzo complessivo dell’elettricità per più del 60% del tempo in Italia, per circa il 90% delle ore. Occorre disaccoppiare il prezzo dell’energia prodotta dalle rinnovabili e dal nucleare da quello dell’energia di fonte fossile. Senza limitarsi ad aspettare le riforme a livello europeo.
4. I prezzi del gas e dell’elettricità freno alla competitività.
5. La tassazione italiana tra le più elevate d’Europa.
6. In merito alle rinnovabili, i cittadini stanchi di aspettare i benefici.
7. Stop all’eccesso di regolamentazione, è necessaria meno confusione.
8. Innovazione: il ritardo europeo è divenuto ancor più accentuato e probabilmente incolmabile.
9. Serve un mercato unico europeo dell’IA. Otto dei dieci maggiori large language models sono sviluppati negli Stati Uniti, i rimanenti due in Cina. L’industria, i servizi e le infrastrutture sviluppino l’impiego dell’AI nei loro rispettivi settori. E solo la creazione di un vero mercato unico europeo dei servizi per 450 milioni di persone è il vero presupposto per l’avvio di un ciclo dell’innovazione ampio e vitale.
10. Difesa comune: favorire le sinergie industriali, concentrando gli sviluppi su piattaforme militari comuni che consentano l’interoperabilità e riducano la dispersione e le attuali sovrapposizioni nelle produzioni degli Stati membri.
11. L’attività di procurement va concentrata su poche piattaforme. Mentre si pianificano nuove risorse, occorrerebbe che l’attuale procurement europeo per la difesa – pari a circa 110 miliardi di euro nel 2023 – fosse concentrato su poche piattaforme evolute invece che su numerose piattaforme nazionali. L’effetto del frazionamento è deleterio: a fronte di investimenti complessivi comunque elevati, i Paesi europei alla fine acquistano gran parte delle piattaforme militari dagli Stati Uniti, che tra il 2020 e il 2024 hanno fornito il 65% dell’importazione di sistemi di difesa degli Stati europei aderenti alla Nato. Nello stesso periodo l’Italia ha importato circa il 30% dei suoi apparati di difesa dagli Usa.
12. Occorre una strategia Ue anche per le tecnologie, dai droni al cloud.
13. Il ricorso al debito comune è l’unica strada. Perché gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit, né sono pensabili contrazioni nella spesa sociale e sanitaria.
14. L’Europa agisca come un solo Stato.