Se la capacità di innovare è il motore della crescita economica, uno degli indicatori per misurare l'innovazione è il numero di brevetti autorizzati. Secondo la World Intellectual Property, la quota di domande di brevetto con almeno una donna tra gli inventori è aumentata nel mondo dal 21 al 30% tra il 2002 e il 2016. Le stime fissano al 2080 il pareggio di genere.
L’Italia è tra i paesi in cui il contributo femminile alle domande di brevetto è più basso (17%), insieme alla Germania, al Giappone e all’Austria.
Una delle cause del basso valore attribuito all’Italia è nella specializzazione industriale (così come in Germania), orientata verso settori come quello meccanico, dei trasporti e degli strumenti, dove tipicamente la componente femminile è sottorappresentata. È, all’opposto, meno specializzata in settori come biotecnologie, chimica o farmaceutica, dove invece la quota di donne è assai più rilevante. Nel caso italiano pesa anche la scarsa propensione a brevettare delle università.
Stiamo sprecando un importante capitale creativo femminile. La via per uscirne è la riduzione delle differenze di genere, iniziando, per esempio, con il regalare il meccano anche alle bambine. Nei reparti dei grandi magazzini chi decide quali sono i giochi blu o rosa?