Parler è diventato fin da prima delle elezioni la voce dei trumpisti duri e puri: il social-fotocopia di Twitter che non prevede la moderazione su linguaggio razzista, sessista, incitamento all’odio e alla violenza.
Non si sa se anche il tycoon sia emigrato sul social fondato nel 2018 da due informatici, John Matze e Jared Thomson, compagni di scuola in Colorado. La presenza di un account del presidente è stata segnalata proprio su Parler dal suo fedelissimo consigliere-ombra, l’anchor di Fox News Sean Hannity.
Ma se Trump ripartisse dal nuovo social dovrebbe comunque fare i conti con il ‘deplatforming’ (ovvero la cancellazione dalla piattaforma) che sta già avvenendo: sono le stesse Google e Apple, da dove le app dei social network vengono scaricate, che ora fanno un passo indietro. Google ha eliminato Parler dal suo ‘shop’ di app Play e Apple ha dato a Parler 24 ore di tempo per garantire l’intervento di una moderazione sui post.