La legge, firmata nei mesi scorsi da Vladimir Putin, è entrata in vigore il primo novembre: d’ora in poi, Internet in Russia sarà ‘sovrano’. La rete russa sarà meglio protetta e più sicura (secondo le Autorità). Oppure, più controllata e meno libera. Questione di punti di vista.
Il Cremlino vuole rendersi meno dipendente dai server esteri. La norma si propone di convogliare traffico web e dati attraverso nodi controllati dalle autorità di Stato, costruendo un Domain Name System nazionale alternativo che consenta il funzionamento di Internet anche se la Russia dovesse essere tagliata fuori da infrastrutture straniere.
Nel suo web “parallelo” il Cremlino avrà la possibilità di chiudere le connessioni, all’interno del Paese o con il world wide web. In ogni caso, secondo gli autori della legge, Internet sovrano non significa isolare il segmento russo, ma salvaguardare l’accesso al web nel caso una potenza ostile blocchi la Russia dalla rete globale.
Ma sulla possibilità di regolare il traffico su internet, e sulle reali intenzioni della legge, i timori aumentano: i nuovi controlli di Stato (oltreché sui contenuti anche sulle infrastrutture) puntano a censurare anche nel cyberspazio le voci critiche dell’opposizione?