Dal primo mandato di Donald Trump a quello di Joe Biden, Washington ha fatto il possibile per tarpare le ali tecnologiche a Pechino, un obiettivo che sarà perseguito senz’altro durante il secondo mandato di Trump.
Intanto, il 2 dicembre, l’amministrazione attuale ha preso una decisione importante, imponendo alla Cina un nuovo pacchetto di sanzioni che la priveranno dell’accesso alla tecnologia necessaria per produrre i semiconduttori per l’intelligenza artificiale (a uso civile e militare), mettendo a segno uno dei colpi più duri dati al settore tecnologico cinese.
La Cina è in ritardo nella produzione di semiconduttori di alta gamma. Il problema, per Pechino, è tanto più serio se consideriamo che ad avere il monopolio dei chip è Taiwan. Inoltre, le sanzioni statunitensi si applicano anche alle aziende dei paesi alleati degli Stati Uniti che dovessero commerciare con la Cina. È il caso del gigante taiwanese Tsmc ma anche di Asml, azienda olandese che fabbrica i macchinari che producono i chip.
La Cina ha investito decine di miliardi di dollari per cercare di colmare il ritardo: ci riuscirà? Probabilmente ha i mezzi necessari per farlo, come dimostra quanto fatto dall’azienda di telecomunicazioni Huawei che ha appena confermato di aver sviluppato le sue tecnologie, creando un terzo sistema, oltre a quello Android e a quello della Apple.
È la cosiddetta splinternet, (dalla contrazione di split, che signfica dividere in inglese, e internet) ovvero la divergenza tra i sistemi tecnologici occidentali, dominati dagli statunitensi, e quelli cinesi. Il sogno di una tecnologia senza frontiere sta svanendo sotto i colpi della nuova guerra fredda.
Donald Trump continuerà di sicuro a seguire questa strada. Il 2 dicembre il futuro presidente ha inviato un nuovo segnale a Pechino, minacciando dazi del 100 per cento per i paesi che dovessero cedere alla tentazione di rinunciare al dollaro statunitense come valuta di scambio. Il primo paese citato è naturalmente la Cina, unico argomento che ossessiona entrambi i due grandi partiti americani.
Nel frattempo, la Cina ha annunciato restrizioni sulle esportazioni di componenti essenziali per la produzione di chip elettronici verso gli Stati Uniti, dopo le nuove restrizioni di Washington rivolte al settore cinese dei semiconduttori. Gallio, germanio, antimonio e altri metalli che potrebbero essere utilizzati nelle tecnologie duali, vale a dire per scopi sia civili che militari, sono interessati da queste restrizioni, come indica un comunicato stampa del ministero del Commercio cinese, citando la “sicurezza nazionale”.