La presidenza svedese del semestre Ue ha rinviato a venerdì il dibattito e il voto previsto oggi (1 marzo) alla riunione dei Rappresentanti permanenti aggiunti (Coreper I) sullo stop alla vendita dei motori endotermici (principalmente diesel e benzina) a partire dal 2035.
La mossa della presidenza svedese giunge dopo che, nelle scorse ore, il sì al Regolamento è tornato nuovamente in bilico: l’Italia ha annunciato il suo voto contrario e la Germania ha espresso delle riserve legando la sua approvazione alla necessità di mettere in campo una misura europea parallela sugli e-fuels. “L’uso dei carburanti sintetici per le auto deve essere possibile”, ha detto il ministro dei Trasporti tedesco alla Bild.
Con le posizioni non favorevoli di Polonia e Bulgaria già espresse in occasione del Coreper I dello scorso novembre, il Regolamento – la cui ratifica finale è prevista per il Consiglio Ue del 7 marzo - rischiava di incontrare una minoranza di blocco.
Resta il fatto che il passaggio alle auto elettriche, per una molteplicità di fattori (prezzi troppo alti; dipendenza dei produttori dai fornitori cinesi e di altri paesi; modo e luogo per produrre l’energia elettrica necessaria; effetti occupazionali e sul Pil, soprattutto di Germania e Italia; ecc.), è di fatto messo in discussione dalla concreta possibilità di arrivare a utilizzare carburanti completamente a zero emissioni.
E quello che potrebbe accadere presto in F1, che nel 2026 potrebbe adottare una benzina totalmente green, sembra indicare che la possibilità di utilizzo da parte del mercato privato potrebbe avvenire entro la fine del decennio.
Una novità che modificherebbe gli equilibri in gioco. E indurre l’Ue a scegliere una via di mezzo, spaccando il mercato delle auto in due: auto elettriche da una parte, endotermiche alimentate con un carburante a zero emissioni dall’altra.
Uno degli scenari possibili è che, anche qualora il 7 marzo la scelta del blocco al 2035 sia confermata, nei prossimi anni, con l’avvento del nuovo carburante, l’Ue potrebbe rivedere la sua scelta iniziale e spostare in avanti quel limite, se non addirittura abbatterlo definitivamente.
Detto ciò, i nodi legati sia alle auto elettriche che a quelle endotermiche restano in piedi. Ad esempio, sia in un caso che nell’altro, le aziende europee saranno dipendenti da paesi esteri. E l’entità del risparmio netto sul piano delle emissioni, considerando il ciclo di produzione completo, resta incerto.
Inoltre, dal punto di vista aziendale, le case automobilistiche europee vedranno calare gli utili con i relativi effetti negativi sull’occupazione (a meno che non riducano gli investimenti e/o aumentino i prezzi) dovendo fronteggiare un doppio business. Un fattore non di poco conto ad esempio per la prima economia europea che si regge principalmente proprio sul settore automotive.
In conclusione, per ridurre il danno ambientale e aumentare la qualità della vita di (quasi) tutti, la soluzione non è l’elettrico piuttosto che i carburanti a zero emissioni, bensì la riduzione del numero di auto in circolazione. Questa sì che sarebbe una rivoluzione: ma quanti di noi sarebbero davvero disposti a rivedere sensibilmente i propri consumi e stili di vita?