A cosa punta davvero Joe Biden? Come si posiziona, al di là delle apparenze, nella guerra tra Mosca e Kiev? Di sicuro, Washington non vuole correre il rischio di disintegrare la superpotenza atomica rivale: gli effetti sarebbero imprevedibili.
Quindi, Vladimir Putin deve salvare la pelle e l’Ucraina non deve perdere il conflitto perché ciò si tradurrebbe in un’annessione di fatto di tutto il Paese da parte di Mosca.
Fino ad ora Kiev ha resistito all’invasione russa, ma ha già pagato un conto salato in termini di perdita di un quinto del proprio territorio, di milioni di rifugiati o sfollati, di decine di migliaia di morti, e di fine della sovranità finanziaria (il Tesoro ucraino vive dei fondi americani ed europei).
Dal canto suo, la Russia dice di volersi “accontentare” dei territori annessi. Ma nessun governo ucraino può permettersi di cedere i territori occupati. Nel frattempo Mosca è finita nella tenaglia sino-americana. Pechino e Washington approfittano dell’indebolimento della Russia, chi allargando la Nato, chi mettendo le mani sulla sfera di influenza ex sovietica.
Quanto agli Stati Uniti, da tempo hanno comunicato a Kiev che sarebbe meglio finirla qui, magari con una soluzione “coreana”: cessate-il-fuoco a tempo indefinito, senza che nessuno debba concedere nulla.
D’altronde, le elezioni americane si avvicinano e Biden non vorrebbe un altro Afghanistan. Il presidente ucraino sembra aver capito l’antifona e ha cominciato a parlare di “soluzione diplomatica” per la Crimea, ma nega di voler trattare (per ora) con Putin.
Riassumendo: se l’Ucraina perde è sicuramente un problema. Ma è un problema anche se a soccombere è la Russia. Non resta che una sorta di congelamento del conflitto, una soluzione “coreana” appunto, ovvero una finta stabilizzazione che risulterebbe però spendibile a suo favore in termini elettorali per Biden.
