Xi Jinping è a Parigi per una visita di Stato che tocca altre due capitali, Belgrado e Budapest, su invito dei presidenti Emmanuel Macron, Aleksandar Vucic e del premier ungherese Viktor Orban. Si tratta del primo tour europeo dal 2019 (l’anno in cui, tra l’altro, firmò gli accordi con l’Italia sulla Nuova Via della Seta, poi disdetti da Giorgia Meloni).
L’inquilino dell’Eliseo rappresenta il leader occidentale che più si è esposto contro Putin e a favore dell’Ucraina, considerando i toni bellicisti utilizzati negli ultimi tempi (dopo una prima fase in cui a indossare l’elmetto era stato Rishi Sunak).
Macron si è spinto addirittura a prospettare l’invio di “uomini” sul campo, ipotesi finora esclusa da tutti gli alleati e considerata dal Cremlino un cambio radicale dello scenario di guerra, minaccia terribile per il futuro della pace e della stabilità in Europa.
Il presidente cinese, meno esplicitamente dell’Iran, sostiene la Russia a livello tecnologico, dando supporto all’apparato militare di Mosca. Finora non si è arrivati all’atto formale delle sanzioni contro Pechino, ma il tema è sul tavolo delle discussioni con il leader del Dragone.
La visita di Xi avviene in una fase in cui Pechino sta premendo per evitare che si apra, anche a livello commerciale, una contrapposizione con l’Ue dopo quella con gli Usa. E, nonostante un irrigidimento su alcuni fronti, in Europa (Serbia e Ungheria) c’è sempre chi accoglie la Cina a braccia aperte. Alla Repubblica Popolare, in sostanza, preme che l’Europa non si avvicini ulteriormente agli Usa, e cerca di ottenere l’obiettivo corteggiando quei leader che già da tempo si smarcano dall’alleanza occidentale.
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