Proseguono a ritmo di record gli scambi commerciali europei con i Paesi del Caucaso. Ad esempio, l’export italiano e tedesco è salito, in entrambi i casi, del 1000% in termini nominali nell’arco di appena un biennio. Per il nostro paese si parla di valori, a fine 2023, di circa 231 milioni di euro. Erano 26 milioni a fine 2021, alla vigilia dell'invasione russa in Ucraina.
La tendenza non si arresta. Da inizio anno a oggi, i volumi stanno aumentando ancora. In larga parte, secondo i dati estrapolati da Bloomberg Intelligence, ci sono Paesi come Italia, Germania, i tre Baltici, più Finlandia e Polonia, che hanno aumentato a tripla cifra le esportazioni verso il Kyrgyzstan.
Non solo. Anche Armenia e Kazakhstan a livello europeo (Italia compresa) hanno registrato incrementi del 212% e del 162% rispettivamente. La dinamica comincia ora a riguardare ulteriori paesi, come Georgia, Uzbekistan, Tajikistan e Azerbaijan.
L'Europa esporta, i Paesi del Caucaso fanno lo stesso con i Paesi limitrofi. Uno in particolare: la Federazione Russa. Non a caso, la bilancia commerciale - secondo la Banca mondiale - conferma il trend positivo, segnalando che l’export caucasico verso Mosca è salito dal 24 febbraio 2022 a oggi con ritmi a doppia cifra.
È un circolo vizioso ben conosciuto dai governi che annulla l’effetto delle sanzioni, facilmente aggirate attraverso le cosiddette triangolazioni. Se si volesse davvero dare un senso alle sanzioni occorrerebbe applicare restrizioni anche ai paesi terzi. Resta, tuttavia, il valore mediatico ed elettorale di strumenti di tale tipo.
