I BRICS stanno attirando l’attenzione dei paesi del Sud-Est asiatico. Thailandia e Malesia sono le ultime ad aver espresso il loro interesse ad entrare a far parte del blocco.
Il mese scorso, la Thailandia ha presentato una richiesta di adesione, mentre il primo ministro malese Anwar Ibrahim ha dichiarato in un’intervista al portale di notizie cinese Guancha che il suo paese avrebbe presto avviato le procedure formali.
“Essere membri dei BRICS aprirebbe nuove opportunità di commercio e di investimento, quindi la domanda è ‘perché no?’”, ha detto a DW Piti Srisangam, direttore esecutivo della Fondazione ASEAN.
L’anno scorso, i BRICS (acronimo originariamente utilizzato per indicare Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) hanno deciso di ampliare la propria adesione, invitando Egitto, Etiopia, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ad unirsi al blocco.
Il nome del gruppo allargato non è stato ancora annunciato ufficialmente, ma potrebbe chiamarsi BRICS+.
Insieme, i suoi membri rappresentano circa il 45% della popolazione mondiale, ovvero circa 3,5 miliardi di persone. E, secondo i dati della Banca Mondiale, le loro economie valgono circa 28 trilioni di euro, ovvero circa il 28% dell’economia mondiale.
Oltre ai BRICS, la Thailandia ha anche presentato domanda di adesione all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) con sede a Parigi, che conta 38 membri, per lo più occidentali.
Malesia e Thailandia non sono gli unici paesi del Sud-Est asiatico interessati ad aderire ai BRICS. A maggio, Pham Thu Hang, portavoce del ministero degli Esteri del Vietnam, ha dichiarato in una conferenza stampa ad Hanoi che “come molti paesi nel mondo, stiamo monitorando attentamente il processo di espansione dell’adesione ai BRICS”.
Oltre al Vietnam, anche Laos e Cambogia “potrebbero essere potenziali candidati” in quanto hanno già buoni legami con Cina, India e Russia, tutti attori chiave dei BRICS.