Se i governi sospendessero la compravendita di armi per poco più di un giorno, si potrebbero raccogliere 5,5 miliardi di dollari da destinare alla lotta alla fame. A un anno dall’allarme delle Nazioni Unite sull’aumento della fame globale a causa delle guerre, e ora anche per la pandemia, una lettera aperta, firmata da Oxfam e 250 organizzazioni umanitarie, chiede ai leader mondiali un’azione immediata e concreta.
“Secondo le stime delle Nazioni Unite, già a fine 2020, 270 milioni di persone erano sull’orlo della carestia, in paesi come Yemen, Afghanistan, Etiopia, Burkina Faso, Nigeria - spiega Francesco Petrelli, policy advisor di Oxfam Italia -. Inoltre 174 mln di persone in 58 paesi rischiano di morire di malnutrizione e questo numero potrebbe aumentare nei prossimi mesi, senza un intervento immediato da parte della comunità internazionale. 80 paesi su 100 in cui le agenzie delle Nazioni Unite intervengono sono colpiti da conflitti. Bisogna spezzare il nesso mortale guerra-fame e simbolicamente noi chiediamo di farlo, smettendo di vendere armi anche solo per un giorno.”
Mentre le guerre continuano ad essere la prima causa della fame nel mondo, la spesa militare è di circa 1.900 miliardi di dollari l’anno a livello globale con una contrazione degli aiuti nelle regioni più vulnerabili in costante stato di emergenza umanitaria e i prezzi medi dei beni alimentari che, a livello globale, hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi 7 anni.